Una Parrocchia - silario

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COSA DEVE ESSERE UNA PARROCCHIA

Una parrocchia credibile deve avere sei caratteristiche:
una comunità di persone che vivono in comunione con Dio,
una comunità di persone che vivono in comunione con gli altri,
una comunità di persone che siano animate dallo Spirito missionario per far conoscere Cristo, per far amare Cristo per far regnare Cristo,
una comunità di persone che vivono in comunione con la Gerarchia, una comunità di persone non elitaria,
una comunità di persone che tendono alla santità.

La Chiesa (pastori e fedeli) rivela il DIO COMUNIONE: Cristo non è un solitario, Cristo non è un Dio senza Amore, Cristo non è un Dio senza dialogo, Dio è un Dio comunità, un Dio comunione, un Dio-famiglia, Dio-amicizia, un Dio santità; per cui bisogna passare dalla comunione fraterna alla comunione con Dio.
Tutti allora sono "responsabili" della parrocchia e tutti sono protagonisti della storia della salvezza: comunque è meglio far POCO a TANTI che fare TANTO a POCHI.
Infatti: prima di costruire occorre sapere CHE COSA costruire.
La Parrocchia è un organismo subalterno e ripetitore della Diocesi: e della Chiesa universale. E la Parrocchia NON è una cosa morta, non è un agglomerato di case, non è una rete di strade, non è un insieme di strutture, non è un centro burocratico amministrativo, non è una massa amorfa, non è una folla in colore.
La Parrocchia invece È un organismo vivo, è una cellula vivente della Chiesa, è una comunità di persone, è la stessa vita di Gesù, è dinamica perché è una realtà in cammino.
Attenzione! l’uomo è corporeo, è sociale, è incompleto, è storico, e tutto questo è salvato da Dio. Dunque la Parrocchia è una mini-Chiesa, per cui occorre un popolo di battezzati, la Parola di Dio, i sacramenti (soprattutto l’Eucaristia), un Ministro, ministeri e carismi.
La Parrocchia è una realtà in cui si incarna, si vive, si visibilizza, si fa crescere la CHIESA.
La Parola di Dio, la catechesi, la confessione, l’Eucaristia, le virtù teologali, le strutture adeguate per le esigenze del popolo, per portare il Vangelo là dove deve essere. Prendiamo come esempio la comunità di Gerusalemme: Atti 2, 42: comunità di Vangelo; Atti 2, 41: comunità di persone; Atti 2, 47: comunità da preghiera, Atti 2, 44: in comunione tra loro; Atti 4, 32-35: condivisione = comunione. Dunque: la Parrocchia è diventata Corpo di Cristo.
Se non si ha un cambiamento strutturale, tutto il popolo non sarà coinvolto.
Oggi la Parrocchia è costituita da un Parroco e alcuni sacerdoti, da un gruppo di impegnati, da alcuni praticanti passivi, da una massa informe; per cui ci domandiamo: e l’universalismo cristiano dov’è? Di qui la necessità di un cambiamento. La Chiesa non può essere un agglomerato di strutture materiali. Non può essere un centro burocratico, non può essere un centro amministrativo, non può essere una massa amorfa. Ma perché? Non si pensa che i cristiani sono in comunione fraterna.
Il popolo cristiano è un’alleanza santa, cosciente della proprio dignità; oltre tutto siamo un popolo di testimoni.
La Parola di Dio deve raggiungere tutto il mondo: quanti hanno la Bibbia e la leggono? Sottoponiamo alla nostra riflessione alcuni quesiti ineludibili: come vengono vissuti i Sacramenti? Gerarchia: diciamo NO al potere, diciamo SÌ al servizio (piramide si, piramide no?)
I fedeli devono esercitare i loro ministeri e i loro carismi. I preti sono evangelizzatori, santificatori guide. Il secolarismo, l’edonismo, ateismo, materialismo consumismo: come li combatte la Parrocchia? Nonostante tutto, il cristianesimo NON morirà, perché oggi la Chiesa è VIVA intervenendo sugli aborti, sui divorzi, sulle convivenze. Diciamo NO al provvisorio e SÌ all’universalità. Insistiamo con un NO a rimpiangere il Passato. Ma vivere il presente. Insomma bisogna chiarirsi gli obiettivi per costruire una Parrocchia VIVA e VIVIFICANTE.
La Chiesa deve essere in mezzo al popolo, nel cuore del popolo, nel cammino del popolo. Per realizzare tutte queste richieste bisogna cercare e reperire mezzi e modi per arrivare a tutti.
In definitiva la Parrocchia è comunione e missione di persone in Cristo: tutti devono partecipare attraverso la formulazione di un piano pastorale.
Per evitare equivoci diciamo un secco NO a una pastorale arruffata, caotica ed elitaria, con molta pazienza, adattandosi alle capacità del popolo, facendo un passo dopo l’altro: NON CIÒ CHE SI VUOLE, MA CIÒ CHE SI PUÒ. Per cui rifiutiamo azioni isolate, ma favoriamo una pastorale globale non perdendo mai di vista la Comunione con Dio e degli uomini tra loro.
Don Nicola Colangelo



 
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